IO, CELEBRANTE SEDUTO TRA I FEDELI

Da un po’ di tempo per sottolineare la comune partecipazione alla mensa del Signore (ma non solo), prima di iniziare la riflessione sulla Parola durante la celebrazione settimanale nella Chiesa di S.Maria della Speranza, sono solito ripetere questo “mantra”: "Siamo tutti fratelli e sorelle, amici del Signore, invitati alla sua Mensa. Lui solo è il Maestro", che eccheggia la risposta di Gesù su chi sono i suoi familiari.
Mi porto vicino al gruppo dei presenti e mi siedo con il libro delle Letture per una condivisione delle riflessioni sulla parola proclamata. E’ un modo plastico per significare che siamo tutti discepoli intorno alla Mensa del Signore, come nella celebre Cena di Leonardo, donne e uomini, religiosi, presbiteri, napoletani o veneti, e così via.
Naturalmente la cosa è possibile con un gruppo poco numeroso di partecipanti, anche se l’architettura delle chiese dovrebbe favorire questa circolarità intorno alla Mensa della parola e del pane e non il trono del celebrante lontano dall’assemblea.
L’icona è quella riportata in Luca 5,3: Gesù, pressato dalla ressa intorno a Lui per ascoltare la parola di Dio, siede sulla barca di Simone e "si mise ad ammaestrare le folle dalla barca". Il Maestro vede la folla desiderosa di ascoltare la parola di Dio, e dallo strumento di lavoro dei pescatori all’aria aperta si fa maestro umile e amico, essendo la Parola di Dio.
Non voglio dare nessun insegnamento, ma solo dire che anche per le strade ed i luoghi aggregazione in incontri sinceri possiamo ascoltare e dialogare per aprire qualche spiraglio sui problemi che assillano la gente, che possono essere anche la rigida esclusione di divorziati e risposati dall’Eucarestia.
Al Padre ed al buonsenso cristiano l’ardua sentenza!

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