I ROM SONO CON NOI: UNA STORIA INCREDIBILE

Una storia incredibile ai nostri occhi se non fosse vera. Ci riferiamo alle famiglie di Rom slavi (circa 500) fuggiti dalla dissoluzione della ex-Jugoslavia, accampati da circa un ventennio in una zona industriale alla periferia di Giugliano, città di 120mila abitanti a nord di Napoli.
Una storia di ripetuti sgomberi subiti da questa popolazione vacante nelle campagne circostanti alla ricerca di terreni dove “porre le tende”. Ne trattiamo perché da anni, insieme al  Comitato campano con i Rom, siamo impegnati nella rappresentazione dei bisogni e la promozione dei diritti delle popolazioni rom a Napoli ed in Campania.

11 aprile 2011. Per ordine della Magistratura, i tredici campi esistenti occupati da famiglie rom in condizioni di abbandono ed invivibilità vengono sgomberati perché sorgono in un’area satura di rifiuti tossici, in assenza di qualsiasi alternativa alloggiativa. Solo 21 famiglie trovano sistemazione in un campo di moduli abitativi predisposti dal Comune di Giugliano. Gli altri si spargono nelle campagne  circostanti e sorgono quattro nuovi campi abusivi.
Questo popolo ramingo di donne e bambini (circa 300) trascorre il rigido inverno e poi la torrida estate letteralmente all’addiaccio, senza acqua, senza bagni, in mezzo a cumuli di rifiuti.
13 luglio 2012. In seguito ad un “sequestro preventivo” (si fa per dire) della Magistratura, più di trenta famiglie con donne e bambini devono abbandonare il terreno in cui sono accampati da più di un anno e per sei notti sono tallonati e sgomberati dalle forze dell’ordine dai terreni privati in cui trovano rifugio, senza rimostranze. Sembrano la sacra famiglia che aveva dovuto abbandonare la propria terra per rifugiarsi in Egitto.
4 ottobre 2012. Infine il giorno della festa liturgica del Poverello di Assisi, alle ore 5 del mattino, 500 rom con circa 300 bambini sono sgomberati, sempre per decreto della Magistratura, da terreni privati occupati alle spalle del Parco commerciale Auchan, senza prevedere alcuna alternativa alloggiativa.
Le famiglie rom, con donne e bambini infreddoliti e seminudi, svegliate di buon mattino abbandonano tranquillamente e senza alcuna resistenza le loro baracche con roulotte, camper e auto usate.

Da quel giorno fino a ieri questi gruppi, anche talora malvolentieri dalle forze dell’ordine, sono continuamente sgomberati dal terreno che occupano. Al momento stazionano in uno spiazzo accanto la parrocchia di San Matteo. Si tratta dell'ennesimo episodio di sgombero dei Rom da terreni occupati nell'area del Comune di Giugliano: circa diciotto mesi, senza alcuna resistenza quasi che una triste “ananke” (destino, fato, necessità, nella mitologia greca) pesi su di loro.
Continua la peregrinazione di questi esseri umani da un terreno all’altro, autentici homeless, senza tetto. E' quasi incredibile che nel XXI secolo si verifichino queste espulsioni fuori le porte di una città meridionale e cattolica disattenta.
Non può passare sotto silenzio l'indifferenza delle popolazioni del giuglianese di fronte a queste offese alla
dignità umana: forse un giorno dovranno risponderne al Giudice: "Ero rifugiato e senza casa e voi non mi avete procurato un rifugio e dato un bicchier d’acqua".
Non solo in questa torrida estate non è venuto alcun soccorso dalla popolazione circostante, se non una fornitura di bottiglie d’acqua da parte della Protezione civile di Napoli allertata dal nostro Comitato. Nell’interazione del nostro Comitato con l’ammistrazione comunale abbiamo avuto l'impressione che si mettessero ostacoli per ogni ulteriore sistemazione di Rom sul territorio in nome della difesa delle proprietà private di terreni e per l'eliminazione dei rom residenti da più di vent'anni sul territorio.

Al di là del riconoscimento di una minoranza etnica, portatrice di diritti umani universali o della concessione della cittadinanza italiana ai nati nel nostro paese, è in gioco qualcosa di più strutturale, cioè la terra e la sua appropriazioe privata, difesa da Magistratura ed Amministrazioni locali. Secondo un effato degli anni postconciliari bisognerebbe proclamare di nuovo: LA TERRA E’ DI DIO e per i suoi figli!
Facciamo proprio il grido di padre Zanotelli in un documento del 3 settembre 2012: “Il mio è un grido, è un urlo: non posso accettare che esseri umani siano trattati peggio delle bestie! MI RIBELLO".

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