ONORE A BENEDETTO XVI PER IL SUO GESTO RESPONSABILE
tratta da squer.it |
Mezz’ora dopo la diffusione della notizia
delle cosiddette dimissioni di Benedetto XVI da papa, una giornalista di Repubblica Napoli mi sollecita qualche considerazione
in merito a questo evento inatteso, riportato oggi su questo giornale e che affido anche a questo
blog. In seconda battuta aggiungo altre
riflessioni maturate nel mio vagare oggi per la città di Napoli.
1. (da Repubblica) "Umanità e onestà" riscontra il gesuita Domenico Pizzuti
nell’inatteso gesto del pontefice, "non certo da paragonare a quello di Celestino V che sa di rinuncia.
Papa Ratzinger non è un rinunciatario, mostra invece una grande consapevolezza per l’età, per le
turbolenze che vi sono state durante il suo mandato. E’ una persona non solo
responsabile ma anche razionale: si è reso conto dello stato della chiesa, l’ha
raffrontato con la forza di cui è in possesso. Questo però pone gravissimi
problemi anche per l’organizzazione gerarchica della Chiesa: deve essere
affidata ad uno solo o deve procedere verso quella che si chiama una struttura sinodale (assemblea dei vescovi)?”
Cambia qualcosa negli equilibri del
clero napoletano?
Ci vogliono dei pastori veri, teologi, vescovi che siano uomini
spirituali”.
A breve un nuovo conclave, e il cardinale Sepe nel 2005 venne
considerato papabile.
Non credo, quello che ci dobbiamo augurare è un’altra
cosa, che il popolo di Dio prenda in mano la Chiesa e non lasci soli i sacerdoti nel loro ministero. Quello di Papa Benedetto è un
gesto straordinario, soprattutto nella Chiesa che, sia detto con tutto il rispetto, è anche gerontocratica, oltre che gerarchica.
Farei santo più questo pontefice che il suo predecessore Giovanni Paolo
II.
E’ da sottolineare la diversificazione se
non frammentazione che vive la Chiesa:
c’è quella di Martini, quella dell’attuale vescovo di Milano Angelo Scola, dei
carismatici, ecc...quante chiese abbiamo? La Chiesa è vivere insieme ai
cristiani il cristianesimo. Il centro, affermatosi dopo il Concilio Vaticano
II, è la parrocchia a livello territoriale, e questa autoreferenzialità ha
messo in secondo piano gli ordini religiosi. In inglese “parochial” vuol dire
particolarismo in confronto all’universalismo. Il grande merito di Benedetto
XVI è stato aver capito che doveva combattere la pedofilia dei preti,
insieme ad una religione che coniugava
fede e ragione. L’ho visto il 29 dicembre scorso in occasione delle giornate di
preghiera di Taizè: invitava tra l’altro i giovani ad avere “attenzione ad una
più equa ripartizione dei beni della
terra” (vedi Il Capodanno di Taizé visto da un 20enne e un 80enne).
2. Nel colloquio
telefonico con la giornalista era emersa
un’espressione non più ripresa ed approfondita rispetto al gesto dell’attuale
pontefice: rottura. Senza rincorrere dietrologie laiche o religiose, rottura
certo di una tradizione di un pontefice a vita o meglio di una concezione
sacrale e sacrificale del ministero pontificio. Più in profondità si può pensare
ad una rottura rispetto a resistenze incontrate nelle strutture istituzionali dell’organizzazione
ecclesiastica per attuare un programma di riforme. Al di là delle sfide
sociali, etiche e culturali che incontra la Chiesa nella modernità nei paesi
occidentali o meno, si ravvisa anche un distanziamento da un cristianesimo
accomodante e accomodato, se non si vuole usare i termini di mediocrità o
tiepidezza nella vita cristiana. Riteniamo che, secondo categorie
storico-religiose, si possa invocare e sollecitare un processo collettivo di riforma delle strutture ecclesiastiche e della vita cristiana, senza impancarsi a maestri ma seguaci seri e coerenti del
Profeta Gesù di Nazareth.
3. Non sono da
prendersi alla leggera espressioni raccolte ad una fermata degli autobus o in
un negozio di alimentari da parte di donne del popolo: “Non lo doveva fare!”.
Perché? Per una concezione sacrale e sacrificale del pontificato, o perché il peso di un
mandato si deve portare fino alla fine come nell’esperienza personale e familiare
con tutte le sue pene e difficoltà? Affiora anche il dubbio che dietro le
motivazioni di questo gesto ci sia qualcosa d’altro.
Il Signore sia con noi!
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